Martedì 28 gennaio 2014
Sala della Protomoteca in Campidoglio
La conferenza tenutasi in occasione della firma del Protocollo d'Intesa tra il Comune di Roma e l'American Academy in Rome, celebrativa dei suoi cento anni di insediamento nella capitale è stata un interessante momento di riflessione sulle occasioni che le aree abbandonate ed i vuoti urbani della città possano offrire al fine di contenere il consumo di suolo e di elaborare un nuovo paesaggio.
Gli interessanti interventi dei relatori, provenienti da Università romane ed americane, hanno delineato un panorama di opportunità per ripensare il vuoto e dargli una struttura tale da trasformarlo da scarto della metropoli contemporanea e intelaiatura connettiva fondamentale per la città e per il suo futuro sviluppo.
L'analisi oggettiva dei dati caratterizzanti i contesti urbani, elaborati con metodi anche piuttosto innovativi, come quelli proposti dal Professor Nicholas de Monchaux, è stata il punto di partenza per l'elaborazione di strategie anche molto diverse tra loro.
Un forte accento è stato posto al rapporto imprescindibile tra spazio urbano e contesto, inteso sia in senso fisico morfologico che sociale.
L'interessante tesi proposta dal Professor Walter Hood, secondo cui il progetto può anche concretizzarsi in un "non intervento", laddove le caratteristiche del luogo siano latenti ma fortemente caratterizzanti un territorio, ha confermato il concetto per cui è il modo di vivere una città che le attribuisce identità.
L'obiettivo emerso è risultato essere quello di permettere una percezione dei luoghi quanto più autentica e rispondente alla loro innata vocazione, per sfruttarne al meglio le caratteristiche e migliorare la qualità della vita al loro interno.
Le strategie proposte, diverse ma tutte piuttosto interessanti, vanno da sistemi di connessione dei vuoti, a interventi volti alla riappropriazione degli spazi identitari di una parte di città, al recupero di ambiti abbandonati sfruttando il loro essere "esclusi" dalla metropoli contemporanea per creare in questi un'atmosfera che ormai non c'è più.
Particolarmente significativo relativamente a quest'ultima strategia ritengo sia il progetto della High Line di New York che, presentata attraverso il racconto delle fasi preliminari alla progettazione, ha fatto emergere la volontà di usare la natura di un luogo anche se questa può risultare in contrasto con il contesto, mostrando come si possa ottenere un'isola di pace anche nella città che non dorme mai.
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