giovedì 30 gennaio 2014

Il piano delle cinque dita


Lunedì 27 gennaio 2014
Sede ACER, Roma

In occasione dell'ultimo Lunedì dell'Architettura, si è svolto il primo degli incontri dedicati al tema della trasformazione urbana nelle città europee.
La conferenza si è sviluppata principalmente attorno all'intervento dell'Arch. Anna Maria Indrigo, socia dello studio C. F. Moller di Copenaghen, arricchito dall'approfondimento del Prof. Andrea Vidotto sullo spazio pubblico e dalla riflessione del Dott. Marcello Cruciani sull'applicabilità di questo virtuoso modello di trasformazione urbana a contesti come quello romano; riflessione purtroppo dall'esito piuttosto scontato...
La presentazione del Piano delle Cinque Dita di Copenaghen ha fatto subito emergere l'importanza dello spazio connettivo tra i tessuti costruiti; la presenza di una rete infrastrutturale e di spazi verdi di raccordo tra le dita come strategia di controllo della città e del suo ampliamento.
La descrizione del modo di fare architettura danese, virtuoso e sicuramente da emulare, ha evidenziato le difficoltà di adattamento alle città in cui viviamo; questo non tanto per inapplicabilità dei principi progettuali che lo generano quanto per una serie di condizioni, politiche e sociali, che sono state presentate come fondamentali ma che qui sono almeno "momentaneamente" impensabili.
L'intervento del Prof. Vidotto tuttavia, confrontandosi a mio parere con la tematica più facilmente emulabile, ha acceso un barlume di speranza evidenziando come l'applicazione di strategie ponderate ma di facile applicazione possa essere uno strumento validissimo di riqualificazione spaziale e sociale di contesti già costruiti e talvolta già fortemente compromessi.
Se quindi il racconto può essere sembrato quasi una favola della buonanotte, per quanto lontano da una sua possibile trasposizione in ambiti a noi più prossimi, credo abbia comunque dato degli spunti che permetterebbero alle città italiane di fare un significativo "passo verso nord".

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