Lo studio West 8, con sede a Rotterdam e succursali in Belgio, a New York e Tokyo, è stato fondato nel 1987 da Paul Van Beek ed Adriaan Geuze, ma è oggi guidato soltanto da quest’ultimo.
Adriaan Geuze è nato in Olanda nel 1960. Nel 1987 si è laureato in Architettura del paesaggio all’Università di Wagehingen e lo stesso anno ha fondato con Paul Van Beek il gruppo West 8. Specializzato in progettazione urbana e architettura del paesaggio, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Dutch Maaskant Award (1995), il Rosa First European Landscape Prize (2002), il Veronica Rudge Green Prize per l’Urban Design presso l’Harvard Design School (2002), l’ American Society of landscape Architecture Honor Award (2009) e l’ International Urban Landscape Award (2009). Egli è inoltre fondatore dell’associazione Surrealistic Landscape Architecture e nel 2005 ha curato la Biennale di Architettura di Rotterdam.
La poetica di Adrian Geuze e quindi quella perseguita da tutto il gruppo West 8 è basata su tre questioni fondamentali:
· Potenzialità ecologiche delle aree degradate
Adriaan Geuze ritiene che gli ecosistemi più complessi e vitali nascano in seguito ad azioni distruttive o a situazioni di forte degrado e considera il paesaggio contemporaneo un collage di territori diversi attraversati da infrastrutture che spesso isolano frammenti. Partendo da ciò definisce territori abbandonati, discariche e terreni agricoli dismessi i nuovi paesaggi da colonizzare.
· Connubio natura/antropizzazione: creazione di una Seconda Natura
Geuze mette in discussione l’idea secondo cui il verde del parco porterà gli abitanti ad un mondo migliore; ritiene piuttosto che il paesaggio debba essere un elemento infrastrutturale e partendo da un connubio imprescindibile tra questo e la dimensione culturale del progetto teorizza quella che definisce Seconda Natura.
· Fruizione e percezione dello spazio
Secondo Geuze l’architettura è un programma sociale che si attua in uno spazio urbano attivo: è qui che, a suo parere, si sviluppa l’interazione. Ritiene che una città necessiti di spazi non definiti, legati all’autoespressione dei fruitori, perché questo è il mezzo attraverso il quale ognuno può attribuire ai luoghi un proprio significato e sviluppare nei confronti di esso un senso di appartenenza.
Fine ultimo della sua ricerca e quindi anche dei suoi progetti è la creazione di una vibrant city caratterizzata da una buona interazione sociale, buone infrastrutture e una seconda natura.
Tali principi emergono chiaramente in alcuni progetti del gruppo.
Eastern Scheldt Storm Sugar Barrier _ Zeeland _ 1990/1992
Il progetto interviene in un’area caratterizzata dai polder, tratti di mare asciugati artificialmente con dighe o sistemi di drenaggio, che caratterizzano il territorio olandese. Chiamato a riorganizzare i depositi di sabbia accumulati in seguito ad una tempesta, il gruppo West 8 ha rimodellato i bordi stradali e li ha ricoperti di conchiglie al fine di renderli anche luogo di stallo degli uccelli migratori. Interessante la compresenza in un unico elemento di due caratteri così diversi.
La scelta di una forma regolare, posta in contrasto con le linee frastagliate di costa e caratterizzata da una trama geometrica reinterpreta gli elementi di scarto per valorizzare il territorio e renderlo maggiormente evidente anche alla percezione disattenta dei guidatori; al contempo l’uso di conchiglie ricrea un ambiente naturale di sviluppo per le specie animali.
La scelta di una forma regolare, posta in contrasto con le linee frastagliate di costa e caratterizzata da una trama geometrica reinterpreta gli elementi di scarto per valorizzare il territorio e renderlo maggiormente evidente anche alla percezione disattenta dei guidatori; al contempo l’uso di conchiglie ricrea un ambiente naturale di sviluppo per le specie animali.
Prix de Rome 1990 _ Breukelen-Vinkeveen _ 1990
In questo progetto, che si pone in una zona di laghi artificiali destinati alla ricreazione, Geuze propone il riutilizzo di un cumulo di rifiuti di 20 milioni di metri cubi per la creazione di un segno territoriale di 5 chilometri in cui coniugare alla funzione di fondazione per l’autostrada e la ferrovia anche finalità ricreative e turistiche.
Interessate il riutilizzo dei materiali di scarto che tende a riabilitarli e dargli una funzione così lontana dalla loro natura; il progetto conferma pienamente quanto affermato dallo stesso autore: la ri-creazione a larga scala di aree abbandonate e paesaggi degradati in una nuova natura è la cosa più ovvia da fare.
One North Park _ Singapore _ 2004
Nel progetto elaborato dal gruppo a partire dal vuoto centrale presente nel masterplan ad opera di Zaha Hadid è evidente la concezione del parco, e in generale del paesaggio naturalistico, come vera e propria infrastruttura urbana. Il vuoto viene trasformato in un parco lineare in cui luoghi abbandonati e piccoli manufatti dismesse vengono integrati e reinterpretati all’interno di una struttura urbana. Questa infrastruttura naturalistica si innerva sul territorio attraverso assialità, interventi puntuali e punti di sosta che si alternano con stili differenti al fine di attribuire all’esperienza un ritmo incostante e che mantenga attiva l’attenzione del fruitore.
Schouwburgplein _ Rotterdam _ 1991/1996
Nell’elaborazione del progetto per la piazza più grande di Rotterdam, Geuze parte dall’idea che l’identità di una società non possa mai essere definita in modo assoluto, così come gli spazi che la compongono, e progetta quindi un luogo flessibile caratterizzato da indeterminazione spaziale, molteplicità semantica e partecipazione attiva dei fruitori.
Schouwburgplein significa letteralmente Teatro Piazza.
Il grande spazio vuoto che si inserisce tra Teatro Comunale, cinema e music hall non vuole essere contemplato ma vuole che nei suoi confronti i fruitori prendano una posizione attiva; l’assenza di un uso programmatico, associata al contempo ad una forte flessibilità, diventa il principale elemento progettuale. Lo spazio è qui concepito come un incitamento, una provocazione.
Il grande spazio vuoto che si inserisce tra Teatro Comunale, cinema e music hall non vuole essere contemplato ma vuole che nei suoi confronti i fruitori prendano una posizione attiva; l’assenza di un uso programmatico, associata al contempo ad una forte flessibilità, diventa il principale elemento progettuale. Lo spazio è qui concepito come un incitamento, una provocazione.
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